9 maggio
SAN PACOMIO
(Abate)
San Pacomio nacque in Egitto nel 292 da una famiglia pagana e morì affetto da peste nel 346. Spinto dalla famiglia,
si arruolò in giovane età come soldato nell'esercito imperiale. Fu fatto prigioniero con altri soldati a Tebe e qui
ebbe i primi contatti con i cristiani, che portavano cibo e parole di conforto ai prigionieri. Pacomio fu
particolarmente colpito dai gesti e dalle parole dei cristiani e fece voto al loro Dio
che, una volta libero, avrebbe dedicato a Lui tutta la sua vita.
E così fece: abbandonò la vita militare e si convertì al
Cristianesimo.
Fu seguace per sette anni di un monaco eremita di nome Palamone. In questi anni maturò l'idea di una comunità
di monaci intenti a condividere una vita comune basata sul lavoro, la condivisione dei pasti, la penitenza, la
carità, la fratellanza e la povertà, alla luce
di una vera regola valida per tutti e sotto una guida spirituale a cui obbedire con devozione. La regola e i precetti di
San Pacomio vennero ricavate dalla Bibbia.
Nel villaggio di Tabennisi presso il Nilo,
dove nel frattempo si era trasferito, ebbe una visione, udì una voce che lo invitata a prendere dimora in quei posti e gli
predisse che sarebbe stato raggiunto da una miriade di fedeli.
Costruì un monastero e istituì la regola della vita
comune.
Si unirono a lui molti fedeli e molte furono le conversioni al cristianesimo. Il numero degli uomini e delle donne che volevano vivere secondo i
suoi insegnamenti aumentò sempre più, al punto che in pochi anni
vennero costruiti nove monasteri con uomini e due con donne.
Ogni monastero aveva una struttura tale da ospitare una chiesa, stanze per la meditazione, una biblioteca, una mensa comune, le
dispense, una stanza per le riunioni generali, un'infermeria e le botteghe dove esercitare il proprio lavoro.
In ogni monastero
vigeva l'assoluto silenzio e si poteva comunicare solo con gesti manuali. Ogni monastero aveva il suo padre
spirituale designato dallo stesso Pacomio. A nessun monaco era permesso di accettare i voti sacri, difatti il santo
rifiutò più volte l'ordine sacro del sacerdozio che gli veniva chiesto insistentemente dal suo vescovo. Per la
celebrazione della messa si affidavano ai sacerdoti dei villaggi vicini. In vari momenti della giornata monastica si
studiava la Bibbia, si cantavano i salmi e si pregava anche durante il lavoro. Il pasto giornaliero era composto
principalmente da legumi, pane, formaggio e frutta, mentre due giorni a settimana era imposto il digiuno.
Durante la consumazione del pasto si stava in silenzio e si mangiava con il cappuccio in testa.
Non era permesso oziare, tutti dovevano contribuire al lavoro
necessario per il sostentamento della comunità.
Il luogo
dove il Santo fu sepolto resta ancora oggi un mistero, perché
su suo suo espresso desiderio fu sepolto in un luogo segreto
per evitare la venerazione dei fedeli al suo sepolcro. Il suo ordine
monastico decadde diversi secoli più tardi, avverandosi, così, una
sua profezia.
fonte: santodelgiorno.it
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